“Verso le ore in cui si sente declinare il giorno e già se ne avverte la repentina discesa verso la notte, benché la luce per un poco appaia più che mai limpida, avevo oltrepassato il monte che Dante ha reso famoso. Rividi tutte le torri della mia città , esse erano tutte in piedi, la prima città tutta in piedi dopo tante rovine; le mie torri, immerse in uno strato di luce rosa, erano là, come sempre, ancora solide nella loro eleganza: i vetri della città luccicavano al ripiegarsi del sole. Attorno alle Mura, tra le cento Chiese, tra i marmi levigati e le pietre grigie dei palazzi patrizi, si era svolta una parte della grande tragedia; anche lì i morti, odii, orrori, stranieri oppressori e stranieri liberatori, ma nulla pareva mutato mentre io mi avvicinavo come se cadessi da un’altezza mai conosciuta prima, nelle placide acque del lago della mia infanzia”
(così Guglielmo Petroni, nel suo libro del 1949 “ Il mondo è una prigione” descriveva l’emozione di rivedere Lucca quando, nel 1945 tornò dalla guerra)
Una delle Torri ammirate “in piedi” dal Petroni è sicuramente la Torre delle Ore, antica, alta e potente, nata come tutte le altre per difesa, ma con il passare dei secoli e per le diverse esigenze, diventò di proprietà pubblica, e vista la collocazione, al centro di Via Fillungo, e quindi nel cuore della città, nel 1471 fu installato un orologio meccanico; per permetterne l’installazione fu necessario consolidare le strutture lignee interne perché potessero sopportarne il peso, la sopraelevazione del tetto, con la costruzione di quattro arcate per la collocazione di tre nuove campane, una per scandire le ore, le altre due i quarti.
Recentemente restaurata è la torre più alta della città raggiungibile dopo aver salito 207 gradini della scala originaria in legno perfettamente conservata. A vista, nella cella campanaria, fa bella mostra di sé il meccanismo dell’orologio a carica manuale, uno dei più interessanti ancora funzionanti in Europa.